Il 12 agosto 2020 il Ministero della Salute ha aggiornato le linee di indirizzo sull’interruzione volontaria di gravidanza per via farmacologica, che permettono il ricorso all’IVG con metodo farmacologico fino a 9 settimane compiute di età gestazionale e presso strutture ambulatoriali, consultori o day hospital.
Sostituendo le ultime linee guida, risalenti a 10 anni fa, che permettevano la somministrazione del farmaco Ru-846 entro 7 settimane e consigliavano il ricovero di tre giorni, di fatto si è semplificata una procedura che può essere eseguita in sicurezza senza ricovero, in modo da tutelare la salute e il benessere psicofisico delle donne. In un Paese in cui l’accesso all’IVG è già considerevolmente problematico a causa dell’alto numero di obiettori di coscienza tra i ginecologi – che raggiunge il 68,4% – e alle ulteriori restrizioni legate alla pandemia da coronavirus, l’aggiornamento delle linee guida rappresenta un passo avanti e un allineamento agli altri paesi europei sull’aborto farmacologico.
In Italia l’aborto farmacologico è stato introdotto soltanto nel 2009 ed è stato a lungo una pratica ostacolata a causa del limite di tempo del farmaco e del ricovero di tre giorni, ora non più presente. Per questo motivo solo poche strutture offrono la possibilità di scegliere tra aborto farmacologico e chirurgico, ragion per cui nel 2017 l’aborto farmacologico è stato adoperato soltanto nel 17,8% dei casi. Queste limitazioni rendono la procedura più traumatica e invasiva ma sono altri gli strumenti per tutelare le donne dal rischio di gravidanze indesiderate, come l’educazione sessuale e sentimentale e un uso consapevole dei contraccettivi, che andrebbero resi più accessibili. Purtroppo nei Paesi in cui il sesso è considerato un tabù e non si lavora per il raggiungimento dell’emancipazione femminile, lo stigma rende l’accesso a questi strumenti molto difficile. Tuttavia, essendo l’autodeterminazione delle donne sui propri corpi e sul proprio futuro biologico un passo fondamentale per un Paese civile e democratico, in cui sia garantita la libertà di scegliere per sé, è necessario che lo Stato prenda provvedimenti a riguardo.
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